Una storia vera - Intermezzo
Il percorso di espiazione aveva profondamente cambiato sia me che suor Ines.
Io ero passato dall’essere un anonimo ed ingenuo ragazzetto delle medie all’essere un ometto. Il cambiamento era stato importante sia a livello fisico che psicologico. Il bischerino che avevo in mezzo alle gambe si era gradualmente trasformato in un bel cazzo di discreta grandezza. Si era invigorito divenendo più grosso e lungo, l’asta era ora sormontata da una grossa cappella rotondeggiante che si era definitivamente separata dalla pelle del prepuzio permettendo un miglioramento delle mie sensazioni, un allungamento di circa un centimetro del cazzo stesso e un maggior vigoore nelle eiaculazioni.
Dal canto suo anche suor Ines era particolarmente cambiata. Prima era una suorina piuttosto seria e trista dall’aspetto pallido e vagamente emaciato. Ora tutta la sua persona era raggiante, la pelle era rosea e segretamente aveva anche preso a truccarsi il viso con sfumature delicate ed appena percettibili ma in grado di conferirle un aspetto in qualche misura persino sensuale. Credo di avere notato che persino i seni le erano cresciuti forzando decisamente le ristrettezze cui erano costretti dalla stretta e severa veste nera di quell’ordine di suore.
Io e suor Ines ci incontravamo tutti i giorni per svolgere quella particolare catechesi che avevamo iniziato. Il percorso era quasi sempre lo stesso. Ci recavamo nel suo alloggio e mi spogliavo completamente per mettermi a nudo in segno di penitenza nei confronti del signore. Poi suor Ines mi invitava alla preghiera e mentre io recitavo le mie preci le me lo prendeva in bocca e me lo succhiava sino a farmi venire. In quel momento mi veniva d’istinto afferrarle forte la testa e poi scaricavo il mio sperma nella sua bocca spingendoglielo in fondo in gola. Lei si faceva venire in bocca e ingoiava. Il mio orgasmo contribuiva non poco a che lei venisse a sua volta e con una certa violenza direi, in quanto mentre mi amministrava quella particolare catechesi si infilava le mani sotto la lunga e pesante gonna nera per toccarsi.
A volte capitava persino che lei mi chiedesse di commettere un peccato. Voleva che le venissi addosso schizzandole il mio sperma sul volto. Lei amava particolarmente quell’esperienza proibita. Per fare ciò ella si toglieva il collare bianco e si sfilava dalla veste liberando il seno in modo che io lo vedessi. Poi si toglieva il velo dalla testa scoprendo i suoi cappelli biondi tagliati corti come un maschio. Io le puntavo il cazzo mettendolo a pochi centimetri dal suo volto. Poi lei mi segava con la mano fino a farsi esplodere il cazzo sulla faccia. In quel frangente capitava che io le riversavo torrenti di sperma che la investivano con forza in pieno volto. Molti schizzi finivano nella sua bocca spalancata e molto seme le colava sui seni bagnandoli in modo indecente. Lei provava una grande soddisfazione dall’essere sporcata in quel modo e veniva anche più forte.
In uno dei nostri incontri, suor Ines mi fece persino succhiare i suoi seni. Mi faceva stendere con la testa appoggiata sulle sue gambe e mentre succhiavo uno dei seni che lei mi offriva, con la mano mi toccava sino a farmi venire.
Dopo alcuni mesi di quegli incontri, suor Ines dovette allontanarsi dal convento per un paio di mesi.
Dovetti rimanere senza le cure e la "catechesi" di suor Ines per diversi giorni. Giorni nei quali il mio "peccato" crebbe a dismisura causandomi improvvise erezioni che non potevo placare per non indulgere nel peccato e non potevo "espiare" con le abili cure di suor Ines. Le erezioni si fecero progressivamente sempre più persistenti e fastidiose. Il cazzo mi tirava fortissimo facendomi provare una sgradevole sensazione di prigionia nei pantaloni. Per non parlare del modo in cui conciavo le mutande. A fine giornata le trovavo imbevute di quella sostanza densa e gelatinosa che fuoriesce continuamente dal cazzo quanto è eretto e che anticipa lo sperma prima che venga schizzato fuori.
Un giorno incontrai suor Amparo, che era confidente molto intima di suor Ines e mi disse che si era da poco tenuta una riunione ristretta alle pochissime suore che erano al corrente della mia situazione e che sapevano del tipo di catechesi che stava svolgendo suor Ines su di me. La riunione era stata indetta dalla madre superiora per trovare una sostituta che prendesse il posto di suor Ines per tutti i mesi in cui ella sarebbe stata assente. La questione non era affatto semplice. Molte sorelle erano di fatto impossibilitate perché per nulla intenzionate ad occuparsi del mio "peccato". Il fatto è che queste suore erano esclusivamente attratte dal loro stesso sesso che in seguito appresi essere una condizione che andava sotto il nome di lesbismo, termine derivante dall'isola greca di Lesbo dove nell'antichità dimorava la poetessa Sappho cui era affidata l'educazione di giovani ragazzine che lei amava non solo spiritualmente diciamo. Altre suore, benché non lesbiche, non desideravano affatto essere adibite a contenitore per sperma e rifiutavano l'idea di avere incontri quotidiani con me per succhiarmelo per poi ingoiare il "peccato". Qualcuna avanzò persino l'idea di far ricorso alle cure di una prostituta cui sarebbe stata data una particolare benedizione dal parroco della scuola. Ovviamente, l'idea fu subito scartata per essere alquanto inopportuno che una puttana, con rispetto parlando, per quanto benedetta, venisse nel convento ogni giorno. Così dopo una lunga ed infruttuosa discussione sul da farsi, si fece avanti suor Fiona che sino a quel momento era rimasta in silenzio ad ascoltare la conversazione. Suor Amparo mi riferì che ella si era dimostrata più che disponibile a prendersi cura di me ma che aveva la necessità che le fosse garantita la massima libertà nel decidere i rimedi più opportuni per farmi espiare il peccato.
Trascorsero ancora un paio di giorni prima che suor Fiona si palesasse all'uscita dopo le lezioni. Io non sapevo che aspetto avesse suor Fiona né che quella donna così eccitante che mi trovai davanti fosse lei. Era una suora piuttosto alta di statura di 46 anni di età. Il portamento era, oserei dire, maestoso. Non riuscivo a capacitarmi di come avesse potuto sfuggire alla mia attenzione una simile femmina. Poi seppi che era piuttosto normale che non l'avessi mai incontrata poiché ella non veniva mai nella parte riservata alla scuola essendo addetta all'economato dell'adiacente convento.
Suor Fiona mi condusse nel suo alloggio dove mi fece accomodare su un soffice divanetto trapuntato. Mi fece una lunga intervista dove mi chiese di parlarle del percorso di catechesi che stavo svolgendo con suor Ines. Tentai un approccio soft cercando di rimanere il più possibile sul generico in quanto parlare delle attività che svolgeva suor Ines su di me mi provocava non poco imbarazzo. Tuttavia, mi fu subito chiaro che non potevo liquidare la faccenda con qualche accenno. Suor Fiona dimostrava una perversa curiosità e mi imponeva di rivelarle ogni dettaglio, foss'anche il più insignificante. Allora le descrissi le sorprendenti novità che avevo vissuto, la bocca di suor Ines e le sensazioni che provavo quando sopraggiungeva in me quell'agonia che adesso mi è familiare e che prelude all'espulsione del seme. Le descrissi anche le volte in cui suor Ines indugiava nel farsi ricoprire il volto di sperma e la voluttà con cui accoglieva quei miei spruzzi anche nella bocca che, nonostante tutto, teneva sempre ben spalancata per catturarne quanti più possibile.
Udendo quei dettagli, suor Fiona mi fece subito spogliare. Il mio cazzo era ovviamente già in tiro violento a causa della prolungata astinenza di quei giorni e per quei discorsi espliciti che rievocavano nella mia mente quei momenti di lussuria.
Suor Fiona si avvicinò per esaminare accuratamente quel cazzo diritto e duro che mi spuntava dal ventre. Ne toccò l'asta tastandone la rigidità, poi lo strinse per tastarne la durezza e, infine mi tirò con giù la pelle con decisione scoprendomi la cappella cosa che mi provocò un violento sussulto. Quando ebbe terminato l'ispezione mi disse che avevo un cazzo veramente grosso e ben formato che "avrebbe fatto l'invidia di molti uomini". In effetti, quelle attività mi avevano sviluppato il pene in modo più che soddisfacente e ora aveva dimensioni veramente ragguardevoli.
Mi fece mettere in ginocchio davanti a lei per farmi recitare le consuete preghiere. Mentre pregavo, suor Fiona si sollevò la gonna fin sopra le ginocchia e stese le sue gambe verso di me e mi disse di toglierle le scarpe, denudarle i piedi e massaggiarli senza smettere la recitazione delle preci. Sfilai le scarpe alla monaca e vi trovai i piedi coperti con calze bianche non più alte delle caviglie il cui bordo era ornato con un leggero orlo ricamato. Levai le calze e tenni tra le mie mani i suoi piedi nudi che erano pulitissimi e molto curati oltre ad emanare un leggero profumo di lavanda. D'istinto li sollevai e ficcai il naso tra le dita inalando quell'aroma caldo che trovai inebriante.
In risposta a quel gesto, suor Fiona mi disse che non si aspettava affatto che il peccato fosse così intenso dentro di me e che dovevamo passare a rimedi ben più forti di quelli cui ero abituato e che la mera espulsione del seme non era più sufficiente a garantire la purezza della mia anima.
Fu a quel punto che suor Fiona si alzò ancor di più la gonna fin sopra ai fianchi rivelando le sue mutandine immacolate come la neve. Al centro, in mezzo alle gambe vi era una vistosa chiazza scura come di bagnato. Non avevo alcuna cognizione dell'anatomia femminile e le mie conoscenze dell'altro sesso si limitavano ad uno sguardo di sfuggita ad una foto di una modella su un calendario del meccanico dove mio padre portava l'auto a riparare. La foto in questione era di una bellissima ragazza bionda le cui gambe erano però chiuse e si poteva solo vedere una porzione di peluria color nocciola formare un triangolo tra le cosce. Fine. Suor Fiona vide che mi bloccai mentre lei sollevava la gonna e mi chiese: "non hai mai visto una donna qui tra le gambe?" Io balbettai qualcosa che suonava come un no e allora lei proseguì quella svestizione di sé stessa sollevando il sedere e facendo scorrere le mutandine per sfilarsele. Io rimasi impietrito con il cazzo così duro da farmi male e copiose gocce di seme che già sgorgavano in abbondanza fuori di esso fino a formare una chiazza scura sul tappeto sotto di me.
Levate le mutandine suor Fiona separò le gambe rivelandomi il suo corpo nella porzione più intima che vi fosse e fu così che per la prima volta nella mia vita vidi il ricettacolo naturale in cui il maschio si supponeva dovesse entrare per garantire la progenie del mondo.
Sorprendentemente non vi era alcuna traccia di peluria e così potei vedere quella fica in ogni suo minimo dettaglio. Era incredibilmente bagnata tanto che delle grosse gocce di una sostanza densa e trasparente colavano al di sotto delle volute di carne al centro delle quali si apriva un'apertura tondeggiante il cui interno era oscuro come un ****o senza fondo. Suor Fiona si protese verso di me e allungò il braccio ponendo la mano dietro la testa e mi trasse verso di spingendo la mia nuca con decisione. Avevo la bocca semichiusa e mi accorsi che stavo sbavando. Quando fui abbastanza vicino al suo ventre sentii quell'odore mai sentito prima e le narici ne furono pervase con la violenza di un ariete che sfonda un cancello. Fu l'aroma più strano che ebbi mai avuto occasione di sentire, era un misto di dolce e muschiato e fu per me come un fluido che strega l'anima e irretisce il pensiero. Sentii montare il ****** alla testa e fui pervaso dalla vertigine. Sentivo la crisi che manifestarsi con forza irresistibile. Mi afferrai il cazzo nel vano tentativo di arginare quella forza inarrestabile. Ovviamente non riuscii nel mio intento e fu così che da quella cappella, divenuta di dimensioni sproporzionate, spruzzai il mio sperma che andò ad irrorare i piedi e le gambe di Fiona sporcandola fin su quella fica spalancata in modo così osceno davanti a me. Me ne venni così tanto che Fiona ebbe persino il tempo di protendersi verso di me, prendermelo in bocca e ingoiare una gran quantità di sperma prima che esaurissi del tutto la mia montata.
Suor Fiona fu decisamente compiaciuta di quel primo passo perché ebbe conferma dello sforzo che avrebbe dovuto profondere per placare in me quel peccato.
Io ero passato dall’essere un anonimo ed ingenuo ragazzetto delle medie all’essere un ometto. Il cambiamento era stato importante sia a livello fisico che psicologico. Il bischerino che avevo in mezzo alle gambe si era gradualmente trasformato in un bel cazzo di discreta grandezza. Si era invigorito divenendo più grosso e lungo, l’asta era ora sormontata da una grossa cappella rotondeggiante che si era definitivamente separata dalla pelle del prepuzio permettendo un miglioramento delle mie sensazioni, un allungamento di circa un centimetro del cazzo stesso e un maggior vigoore nelle eiaculazioni.
Dal canto suo anche suor Ines era particolarmente cambiata. Prima era una suorina piuttosto seria e trista dall’aspetto pallido e vagamente emaciato. Ora tutta la sua persona era raggiante, la pelle era rosea e segretamente aveva anche preso a truccarsi il viso con sfumature delicate ed appena percettibili ma in grado di conferirle un aspetto in qualche misura persino sensuale. Credo di avere notato che persino i seni le erano cresciuti forzando decisamente le ristrettezze cui erano costretti dalla stretta e severa veste nera di quell’ordine di suore.
Io e suor Ines ci incontravamo tutti i giorni per svolgere quella particolare catechesi che avevamo iniziato. Il percorso era quasi sempre lo stesso. Ci recavamo nel suo alloggio e mi spogliavo completamente per mettermi a nudo in segno di penitenza nei confronti del signore. Poi suor Ines mi invitava alla preghiera e mentre io recitavo le mie preci le me lo prendeva in bocca e me lo succhiava sino a farmi venire. In quel momento mi veniva d’istinto afferrarle forte la testa e poi scaricavo il mio sperma nella sua bocca spingendoglielo in fondo in gola. Lei si faceva venire in bocca e ingoiava. Il mio orgasmo contribuiva non poco a che lei venisse a sua volta e con una certa violenza direi, in quanto mentre mi amministrava quella particolare catechesi si infilava le mani sotto la lunga e pesante gonna nera per toccarsi.
A volte capitava persino che lei mi chiedesse di commettere un peccato. Voleva che le venissi addosso schizzandole il mio sperma sul volto. Lei amava particolarmente quell’esperienza proibita. Per fare ciò ella si toglieva il collare bianco e si sfilava dalla veste liberando il seno in modo che io lo vedessi. Poi si toglieva il velo dalla testa scoprendo i suoi cappelli biondi tagliati corti come un maschio. Io le puntavo il cazzo mettendolo a pochi centimetri dal suo volto. Poi lei mi segava con la mano fino a farsi esplodere il cazzo sulla faccia. In quel frangente capitava che io le riversavo torrenti di sperma che la investivano con forza in pieno volto. Molti schizzi finivano nella sua bocca spalancata e molto seme le colava sui seni bagnandoli in modo indecente. Lei provava una grande soddisfazione dall’essere sporcata in quel modo e veniva anche più forte.
In uno dei nostri incontri, suor Ines mi fece persino succhiare i suoi seni. Mi faceva stendere con la testa appoggiata sulle sue gambe e mentre succhiavo uno dei seni che lei mi offriva, con la mano mi toccava sino a farmi venire.
Dopo alcuni mesi di quegli incontri, suor Ines dovette allontanarsi dal convento per un paio di mesi.
Dovetti rimanere senza le cure e la "catechesi" di suor Ines per diversi giorni. Giorni nei quali il mio "peccato" crebbe a dismisura causandomi improvvise erezioni che non potevo placare per non indulgere nel peccato e non potevo "espiare" con le abili cure di suor Ines. Le erezioni si fecero progressivamente sempre più persistenti e fastidiose. Il cazzo mi tirava fortissimo facendomi provare una sgradevole sensazione di prigionia nei pantaloni. Per non parlare del modo in cui conciavo le mutande. A fine giornata le trovavo imbevute di quella sostanza densa e gelatinosa che fuoriesce continuamente dal cazzo quanto è eretto e che anticipa lo sperma prima che venga schizzato fuori.
Un giorno incontrai suor Amparo, che era confidente molto intima di suor Ines e mi disse che si era da poco tenuta una riunione ristretta alle pochissime suore che erano al corrente della mia situazione e che sapevano del tipo di catechesi che stava svolgendo suor Ines su di me. La riunione era stata indetta dalla madre superiora per trovare una sostituta che prendesse il posto di suor Ines per tutti i mesi in cui ella sarebbe stata assente. La questione non era affatto semplice. Molte sorelle erano di fatto impossibilitate perché per nulla intenzionate ad occuparsi del mio "peccato". Il fatto è che queste suore erano esclusivamente attratte dal loro stesso sesso che in seguito appresi essere una condizione che andava sotto il nome di lesbismo, termine derivante dall'isola greca di Lesbo dove nell'antichità dimorava la poetessa Sappho cui era affidata l'educazione di giovani ragazzine che lei amava non solo spiritualmente diciamo. Altre suore, benché non lesbiche, non desideravano affatto essere adibite a contenitore per sperma e rifiutavano l'idea di avere incontri quotidiani con me per succhiarmelo per poi ingoiare il "peccato". Qualcuna avanzò persino l'idea di far ricorso alle cure di una prostituta cui sarebbe stata data una particolare benedizione dal parroco della scuola. Ovviamente, l'idea fu subito scartata per essere alquanto inopportuno che una puttana, con rispetto parlando, per quanto benedetta, venisse nel convento ogni giorno. Così dopo una lunga ed infruttuosa discussione sul da farsi, si fece avanti suor Fiona che sino a quel momento era rimasta in silenzio ad ascoltare la conversazione. Suor Amparo mi riferì che ella si era dimostrata più che disponibile a prendersi cura di me ma che aveva la necessità che le fosse garantita la massima libertà nel decidere i rimedi più opportuni per farmi espiare il peccato.
Trascorsero ancora un paio di giorni prima che suor Fiona si palesasse all'uscita dopo le lezioni. Io non sapevo che aspetto avesse suor Fiona né che quella donna così eccitante che mi trovai davanti fosse lei. Era una suora piuttosto alta di statura di 46 anni di età. Il portamento era, oserei dire, maestoso. Non riuscivo a capacitarmi di come avesse potuto sfuggire alla mia attenzione una simile femmina. Poi seppi che era piuttosto normale che non l'avessi mai incontrata poiché ella non veniva mai nella parte riservata alla scuola essendo addetta all'economato dell'adiacente convento.
Suor Fiona mi condusse nel suo alloggio dove mi fece accomodare su un soffice divanetto trapuntato. Mi fece una lunga intervista dove mi chiese di parlarle del percorso di catechesi che stavo svolgendo con suor Ines. Tentai un approccio soft cercando di rimanere il più possibile sul generico in quanto parlare delle attività che svolgeva suor Ines su di me mi provocava non poco imbarazzo. Tuttavia, mi fu subito chiaro che non potevo liquidare la faccenda con qualche accenno. Suor Fiona dimostrava una perversa curiosità e mi imponeva di rivelarle ogni dettaglio, foss'anche il più insignificante. Allora le descrissi le sorprendenti novità che avevo vissuto, la bocca di suor Ines e le sensazioni che provavo quando sopraggiungeva in me quell'agonia che adesso mi è familiare e che prelude all'espulsione del seme. Le descrissi anche le volte in cui suor Ines indugiava nel farsi ricoprire il volto di sperma e la voluttà con cui accoglieva quei miei spruzzi anche nella bocca che, nonostante tutto, teneva sempre ben spalancata per catturarne quanti più possibile.
Udendo quei dettagli, suor Fiona mi fece subito spogliare. Il mio cazzo era ovviamente già in tiro violento a causa della prolungata astinenza di quei giorni e per quei discorsi espliciti che rievocavano nella mia mente quei momenti di lussuria.
Suor Fiona si avvicinò per esaminare accuratamente quel cazzo diritto e duro che mi spuntava dal ventre. Ne toccò l'asta tastandone la rigidità, poi lo strinse per tastarne la durezza e, infine mi tirò con giù la pelle con decisione scoprendomi la cappella cosa che mi provocò un violento sussulto. Quando ebbe terminato l'ispezione mi disse che avevo un cazzo veramente grosso e ben formato che "avrebbe fatto l'invidia di molti uomini". In effetti, quelle attività mi avevano sviluppato il pene in modo più che soddisfacente e ora aveva dimensioni veramente ragguardevoli.
Mi fece mettere in ginocchio davanti a lei per farmi recitare le consuete preghiere. Mentre pregavo, suor Fiona si sollevò la gonna fin sopra le ginocchia e stese le sue gambe verso di me e mi disse di toglierle le scarpe, denudarle i piedi e massaggiarli senza smettere la recitazione delle preci. Sfilai le scarpe alla monaca e vi trovai i piedi coperti con calze bianche non più alte delle caviglie il cui bordo era ornato con un leggero orlo ricamato. Levai le calze e tenni tra le mie mani i suoi piedi nudi che erano pulitissimi e molto curati oltre ad emanare un leggero profumo di lavanda. D'istinto li sollevai e ficcai il naso tra le dita inalando quell'aroma caldo che trovai inebriante.
In risposta a quel gesto, suor Fiona mi disse che non si aspettava affatto che il peccato fosse così intenso dentro di me e che dovevamo passare a rimedi ben più forti di quelli cui ero abituato e che la mera espulsione del seme non era più sufficiente a garantire la purezza della mia anima.
Fu a quel punto che suor Fiona si alzò ancor di più la gonna fin sopra ai fianchi rivelando le sue mutandine immacolate come la neve. Al centro, in mezzo alle gambe vi era una vistosa chiazza scura come di bagnato. Non avevo alcuna cognizione dell'anatomia femminile e le mie conoscenze dell'altro sesso si limitavano ad uno sguardo di sfuggita ad una foto di una modella su un calendario del meccanico dove mio padre portava l'auto a riparare. La foto in questione era di una bellissima ragazza bionda le cui gambe erano però chiuse e si poteva solo vedere una porzione di peluria color nocciola formare un triangolo tra le cosce. Fine. Suor Fiona vide che mi bloccai mentre lei sollevava la gonna e mi chiese: "non hai mai visto una donna qui tra le gambe?" Io balbettai qualcosa che suonava come un no e allora lei proseguì quella svestizione di sé stessa sollevando il sedere e facendo scorrere le mutandine per sfilarsele. Io rimasi impietrito con il cazzo così duro da farmi male e copiose gocce di seme che già sgorgavano in abbondanza fuori di esso fino a formare una chiazza scura sul tappeto sotto di me.
Levate le mutandine suor Fiona separò le gambe rivelandomi il suo corpo nella porzione più intima che vi fosse e fu così che per la prima volta nella mia vita vidi il ricettacolo naturale in cui il maschio si supponeva dovesse entrare per garantire la progenie del mondo.
Sorprendentemente non vi era alcuna traccia di peluria e così potei vedere quella fica in ogni suo minimo dettaglio. Era incredibilmente bagnata tanto che delle grosse gocce di una sostanza densa e trasparente colavano al di sotto delle volute di carne al centro delle quali si apriva un'apertura tondeggiante il cui interno era oscuro come un ****o senza fondo. Suor Fiona si protese verso di me e allungò il braccio ponendo la mano dietro la testa e mi trasse verso di spingendo la mia nuca con decisione. Avevo la bocca semichiusa e mi accorsi che stavo sbavando. Quando fui abbastanza vicino al suo ventre sentii quell'odore mai sentito prima e le narici ne furono pervase con la violenza di un ariete che sfonda un cancello. Fu l'aroma più strano che ebbi mai avuto occasione di sentire, era un misto di dolce e muschiato e fu per me come un fluido che strega l'anima e irretisce il pensiero. Sentii montare il ****** alla testa e fui pervaso dalla vertigine. Sentivo la crisi che manifestarsi con forza irresistibile. Mi afferrai il cazzo nel vano tentativo di arginare quella forza inarrestabile. Ovviamente non riuscii nel mio intento e fu così che da quella cappella, divenuta di dimensioni sproporzionate, spruzzai il mio sperma che andò ad irrorare i piedi e le gambe di Fiona sporcandola fin su quella fica spalancata in modo così osceno davanti a me. Me ne venni così tanto che Fiona ebbe persino il tempo di protendersi verso di me, prendermelo in bocca e ingoiare una gran quantità di sperma prima che esaurissi del tutto la mia montata.
Suor Fiona fu decisamente compiaciuta di quel primo passo perché ebbe conferma dello sforzo che avrebbe dovuto profondere per placare in me quel peccato.
10 月 前