Una storia vera. Parte seconda.

L'indomani, suor Ines mi venne incontro nella grande sala comune dove stavo trascorrendo la ricreazione tra le lezioni del mattino e quelle del primo pomeriggio.
Mi si fece appresso guardandosi attorno per verificare che non ci stesse guardando nessuno, mi afferrò per un braccio e mi trascinò fuori dalla sala comune. A quel punto mi lasciò il braccio e mi ordinò di seguirla nel portico del cortile.
Li iniziò a farmi un lungo discorso in cui mi spiegava che pratiche come quella in cui ci eravamo lasciati andare il giorno prima non erano, per così dire, considerate ortodosse. Mi spiegò che la Chiesa e il suo ordine deprecavano che i religiosi e le religiose ordinate avessero contatti fisici con le persone e, tantomeno, con quelle ********* come lo ero io al tempo. Aggiunse che per il bene di entrambi sarebbe stato più che opportuno che non vi fossero mai più altri contatti tra noi e mi chiese di non fare parola con nessuno di quanto era accaduto.
Quando ebbe finito di parlare, mi affrettai a rassicurarla che non avevo nessun interesse a rivelare ad alcuno ciò che era accaduto. Le dissi con tono sommesso e rotto dall'emozione che quell'esperienza insieme a lei era stata fantastica anche se, non sapendo ciò che mi accadeva, mi aveva turbato molto, al punto che credetti di essere sul punto di morire. Lei arrossì violentemente e non riuscì a reggere lo sguardo e abbassò gli occhi.
Poi le dissi che non avrebbe avuto alcun senso confidare un simile segreto ad alcuno perché avrei potuto anch'io subire l'espulsione dalla scuola tanto per cominciare, per non parlare delle punizioni dei miei genitori se avessero saputo ciò a cui mi ero prestato. Detto tra noi, non è certo una buona cosa venire in faccia ad una suora. Inoltre, la mia famiglia era ferventemente cattolica e non avrebbe retto una tale onta.
Così concordammo che il tutto sarebbe rimasto un inviolabile segreto. Lei suggellò tale patto chinandosi verso di me e baciandomi la bocca mentre il viso le si rigava di lacrime. Ne raccolsi una con la lingua e ne sentii il sapore lievemente salato. Lei schiuse la sua e le nostre lingue si toccarono scambiando quel liquido. Un brivido mi scosse ed ebbi un'erezione, La abbracciai forte premendo il mio corpo contro il suo per farle sentire la mia inverecondia. Lei arrossì ancora, più violentemente di prima.
Nostro malgrado ci dovemmo separare. Io tornai nella sala comune e lei proseguì per gli alloggi delle suore. Quando arrivai all'angolo, prima di girare mi voltai e la vidi camminare con passo lieve ammantata dalla luce del sole che risplendeva sul suo abito candido come la neve e che la faceva apparire ai miei occhi come la Madonna.
Passarono alcune settimane senza vedere suor Ines. Sembrava sparita dal convento e non si era più vista nemmeno a scuola.
Un giorno incontrai suor Eusebia e ostentando una certa nonchalance mi azzardai a chiedere notizie di suor Ines. Lei mi rispose che aveva dovuto assentarsi per un po' a causa di impegni a Roma ma che sarebbe rientrata dopo il prossimo fine settimana.
Nell'apprendere del suo rientro, il mio cuore ebbe un sussulto e lo stomaco ebbe una stretta. Il pensiero di suor Ines non mi aveva mai abbandonato e popolava di fantasie la mia mente. La notte era il momento più difficile. Quando mi coricavo la mente volava a quel fatidico giorno. Rivedevo l'istante in cui imbrattavo il viso di suor Ines ed il cazzo mi diventava duro come roccia e la tentazione di ripetere il gesto scellerato era al limite dell'incontenibile.
Venne lunedì e finalmente rividi la mia amata suor Ines, sempre nel suo abito immacolato. Le corsi incontro non appena la vidi al di là del portico, oltre una siepe del giardino ove erano solite passeggiare le religiose del convento che incorporava la scuola.
Il suo sorriso era sincero e tradiva il legame speciale che ci univa.
Finii per raccontarle i pensieri decisamente impuri che mi avvelenavano la mente e l'animo. Suor Ines mi disse che il peccato risiedeva nei miei lombi e che avremmo dovuto lavorarci insieme per eradicarlo. Purtroppo, aggiunse, quel peccato era il più subdolo e pericoloso perché destinato a formarsi e riformarsi continuamente e che anche se avessimo speso tutte le nostre energie, prima o poi sarebbe tornato ad affliggermi.
Decise di parlare con la madre superiora per farsi autorizzare a tenere degli incontri individuali con me per impartirmi il catechismo della mortificazione della carne e dello spirito e per impartirmi gli insegnamenti su come affrontare le tentazioni del corpo.
Confesso che presentato in quel modo il programma di incontri sembrava piuttosto minaccioso.
Passarono alcuni giorni e suor Ines venne in classe a prelevarmi salvandomi da una noiosissima lezione di storia. Mi condusse nell'ala amministrativa della scuola in un ufficio dove ad attendermi vi erano la madre superiora e la suora direttrice dell'istituto.
Fui fatto sedere su una sedia al centro della stanza e mi venne chiesto di ripetere i pensieri impuri e le sensazioni che avevo precedentemente narrato a suor Ines che se ne stette in piedi alla mia destra. Così mi feci coraggio, tirai un bel sospiro e parlai delle mie violente erezioni serali dopo che mi coricavo, omettendo accuratamente di menzionarne la vera causa e cioè il ricordo della vicenda che avevo vissuto nell'ufficio di suor Ines.
Le suore superiori rimasero impassibili, mentre suor Ines, temendo che potesse sfuggirmi qualche dettaglio che potesse comprometterci mi appoggiò la mano sinistra sulla spalla e me la strinse in modo che dall'esterno fosse impercettibile quando mi avventuravo in dettagli non richiesti che potevano suscitare curiosità e, quindi, domande imbarazzanti.
In ogni caso dissi dell'attaccatura della pelle del prepuzio e del dolore che mi cagionavano quelle erezioni che descrivevo come indesiderate.
Terminato il mio racconto, le due suore anziane si rivolsero a suor Ines chiedendole se avesse già avuto modo di accertarsi della veridicità di quanto avevo riferito e lei confermò di avermi fatto spogliare per ispezionare il mio pene e di averlo toccato per scoprire il glande, quelle furono le sue esatte parole, riscontrando l'attaccatura. Si spinse persino a dire che nell'occasione ella poté assistere ad un'erezione spontanea dovuta forse ad un lieve eccesso di zelo nel manipolarmi. Le due suore rimasero imperturbabili.
Terminato l'incontro fui fatto uscire dalla porta ad attendere. Mi sedetti su una panca e attesi. Passarono circa una decina di minuti e, alla fine, la porta si aprì e suor Ines uscì dalla stanza con un sorrisetto malizioso che le incurvava i lati della bocca.
Mi accompagno di nuovo in classe e nel tragitto mi disse che la sua richiesta di impartirmi il catechismo era stata approvata e che avremmo potuto incontrarci nel pomeriggio non *********** volte la settimana data la gravità della situazione. Io non potevo essere più contento ma mi contenni limitandomi ad afferrare la mano di suor Ines stringendola per la contentezza. Lei si girò verso di me e si portò il dito indice a suggello delle sue rosse labbra carnose per dirmi che la cosa doveva essere tenuta assolutamente riservata per evitare pettegolezzi o, peggio, uno scandalo dato che non tutte le famiglie, anzi nessuna, avrebbe approvato incontri privati tra religiose a allievi.
Riflettendoci, mi convinsi che la madre superiore e la direttrice temevano sinceramente che se fossi stato lasciato da solo con me stesso sarei stato sopraffatto dal peccato sino a dannarmi l'anima.
发布者 Devils_lawyer
10 月 前
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