La perdita delle tre verginità - sesso vaginale

La primavera aveva ceduto il passo ad una calda estate. Io e la zia ci concedevamo qualche ora al mare di tanto in tanto. Spesso però passavamo le ore più calde nella piscina che si trovava nel grande giardino di casa.
Papà, come al solito, era sparito da diversi giorni per uno dei suoi viaggi d'affari. Noi donne, in compenso, ci trastullavamo molto tra noi. Uno dei nostri rituali preferiti avveniva al momento in cui la zia mi chiedeva di spalmarle la crema solare sul corpo. Iniziavo dalle spalle per poi massaggiarle la schiena. Lei si toglieva il top del costume, o calava la parte di sopra se era un costume intero, lasciando la schiena completamente nuda. Io passavo diversi minuti a saggiarne la forma, a percorrerne la muscolatura vertebrale sino a sentire quel caratteristico formicolio nel basso ventre causato dalla mia mente che elaborava, anticipandolo, il sommo piacere che sapevamo trarre dalle nostre mani desiderose.
Il massaggio proseguiva sempre più in basso. Le natiche erano la parte più eccitante e difficile del mio tragitto verso la meta del piacere. Non volevo che la mia irruenza rovinasse quel dolce supplizio che rappresentava per entrambe il procrastinare il perseguimento del piacere. Del resto, anche l'attesa del piacere era un piacere.
Il massaggio veniva interrotto nel momento in cui la zia si girava a pancia in su mostrandomi i suoi sontuosi seni che mi chiedeva di massaggiare con la stessa dovizia con cui carezzavo il suo culo. Le sue tette erano marmo che sfuggiva alla mia presa. I suoi capezzoli scuri erano duri e resi rugosi dalla loro stessa tensione. Arrivata a quel punto mi abbassavo su uno di loro e lo accoglievo nella mia bocca succhiandolo vigorosamente e rumorosamente. Amavo sentire quegli schizzi di latte caldo che emettevano, mi arrivavano inaspettati ad intermittenza provocandomi spasmi tra le gambe dove la mia fica infiammata mi doleva dalla tanta eccitazione che mi provocava quel momento in cui quella donna mi usava per farsi dare da me il piacere che desiderava.
L'attesa a quel punto diveniva insopportabile e quando la zia apriva finalmente le sue gambe, la mia bocca abbandonava immediatamente quei capezzoli per avventarsi su quella fica socchiusa e bagnata. La divoravo traendone ogni goccia di succo. Il clitoride eretto e duro era il mio dolce premio. Era per me un mistero il come una protuberanza così piccola donasse ad una donna un piacere così grande. Lo prendevo in bocca mentre conficcavo la lingua nel profondo recesso di quella laida vagina. le sue bave erano così abbondanti che colavano lungo le sue cosce e mi bagnavano completamente il volto.
Ma quel giorno, per quanto mi prodigassi, la mia bocca non riusciva a donare il consueto sconvolgimento orgasmico alla mia amata. La zia si alzò bloccando i miei tentativi divenuti più che altro una frenesia. Io feci per protestare ma lei mi placò abbracciandomi e mi disse che voleva che io facessi una cosa per lei e che mi avrebbe insegnato a scoparla come farebbe un uomo e che a lei quello sarebbe piaciuto abbastanza da farla venire.
Mi condusse nella sua camera da letto e si diresse verso un grande comò con grandi cassetti in legno massiccio. Ne estrasse uno in basso che all'interno era ricolmo di un tipo di biancheria intima per signora che non avevo mai visto con pizzi e disegni molto elaborati e di tessuto così fine da essere pressoché trasparente. Dalla parte posteriore del cassetto tirò fuori un arnese che non avevo mai visto. Sembrava un'imbragatura con ampie fasce di pelle nera, al centro della parte frontale si trovava un anello metallico, all'interno di quell'anello la zia fece scivolare inserendovelo un grosso pene scuro di un materiale gommoso rigido ma morbido al tatto. La particolarità di quel pene era che all'interno sporgeva un altro pene più corto ed incurvato. La zia mi aiutò ad infilarmi l'arnese, come lo chiamavo io. Mi sistemò ogni fascia allacciandone le fibbie e stringendolo al punto che non si muoveva minimamente. Poi vi inserì il grosso cazzo in modo che la parte lunga sporgesse all'infuori e la parte più piccola sporgesse all'interno. La zia si inginocchiò di fronte a me e sollevò la mia gamba in modo da avere una visuale diretta sulla mia fica. Allungò la testa verso di me e mi leccò la fica aprendola con la sua lingua e stuzzicandomi al punto che iniziai a gemere e le ginocchia iniziarono a cedere. Poi guidò la parte tozza e ricurva del cazzo dentro la mia cavità ardente e ne sentii quella parte grossa e dura premere forte contro il mio imene teso allo spasmo al punto che credetti di svenire. Il pezzo corto entrò dentro di me e vi si incastrò con la mia vulva che ne stringeva la parte più incavata trattenendola dentro di me. La zia si fermò ad ammirare il lavoro completo e io stessa mi guardai riflessa nella grande specchiera ai piedi del letto. Mi vidi nuda con le mie minuscole tettine dure con il ventre fasciato dall'imbragatura e sul davanti, nel punto in cui si trovava la mia fica, svettava un grosso cazzo scuro con una cappella enorme che sovrastava un'asta percorsa da grosse venature che la rendevano assolutamente minacciosa. Non potei fare a meno di toccare quella enorme nerchia che mi spuntava dalla pancia. Ora, dove prima avevo solo la fica ora avevo anche il cazzo, come un maschio. Me lo toccai e sentii che menandolo muovevo la parte interna al mio corpo e ne percepivo il piacere tanto che masturbando quel cazzo finivo per masturbare me stessa.
La zia disse che ero pronta e si arrampicò sul letto invitandomi a raggiungerla. Mi fece mettere sopra di lei e ci baciammo come amanti appassionati. Sentii le sue mani percorrere il mio corpo e afferrarmi il sedere stringendomi le natiche con forza. Io reagii sfuggendo in avanti e sentii che il cazzo, guidato dall'altra mano scivolò nella fica della zia che resisteva a quella penetrazione. La sua testa si rovesciò all'indietro emettendo un rumoroso gemito di soddisfazione per quella pienezza che le donava la mia entrata. Mi comandò perentoriamente di spingere contro di lei. Le sue parole soffocate mi supplicavano e strillavano di scoparla e io facevo del mio meglio senza sapere come spingere, quanto spingere o quanto entrare. Lei divenne irrequieta e mi sferrò dei colpi sul culo ai quali reagii affondando con violenza il cazzo nella sua fica famelica. Lei gridò esclamando: "eccellente!! Dai così scopami! Fottimi come una puttana!" Io spingevo al punto che il cazzo si fece strada sempre più agevolmente in quella massa informe e madida di umori che era divenuta la sua fica.
Io percepivo ogni spinta dentro la mia fica tanto che godevo anch'io di quel supplizio. Ce ne venimmo insieme bestemmiando come baccanti facendo una larga macchia di umori sulle lenzuola.
Una volta che ci fummo riprese, la zia mi slacciò l'arnese e lo indossò spaventandomi nel vederla allacciarsi in fretta e furia quel cazzo enorme che temevo volesse usare su di me.
Finita la preparazione mi disse di volermi far provare quell'orgasmo unico che solo con una penetrazione avrei provato. Decisi di fidarmi. Ero tremendamente eccitata ma anche molto spaventata per le dimensioni. Poi vidi che sostituì il cazzo enorme con uno decisamente più piccolo ma di dimensioni comunque ragguardevoli.
Mi disse di mettermi a quattro zampe e lei si mise dietro di me presentando la cappella liscia e dura contro la mia fica. La sentii premere con sempre maggiore decisione sino a quando la sommità tondeggiante non si aprì a fatica un varco dentro la mia fica. Subito sentii premere contro al mio imene che opponeva resistenza causandomi un acuto dolore. La zia mi afferrò saldamente i fianchi e mi disse: "questo farà un po' male, ma vedrai, passerà altrettanto in fretta e ne godrai immensamente". Mi tirò verso di sé con decisione sino a che non sentii le mie carni dilaniarsi. Urlai così forte che ella dovette tapparmi la bocca con le mani ma non arretrò e mi affondò il suo cazzo fin dove poté entrare. Senti la pancia della zia scontrarsi col mio culo, solo allora si fermò per farmi riprendere fiato.
Mi girava le testa e mi si annebbiò la vista tra i sudori freddi tanto che credetti di svenire. Dopo qualche istante mi ripresi e fu allora che vidi il sangue che colava dalla fica e che una grossa macchia rossa si era formata sotto di me. Tuttavia, la zia mi rassicurò che era tutto normale e mi abbandonò uscendo dal corpo. Io mi accasciai a riprendere fiato ma dentro di me percepivo quel vuoto che ella aveva lasciato come altrettanto intollerabile quanto il dolore che avevo appena finito di provare.
Mi rimisi lentamente a quattro zampe, mi girai e dissi: "tutto qui!? già finito!?" La zia fece un sorrisetto malizioso e ripresentò la cappella all'uscio della mia fica. Vi entrò con decisione e mi affondò il cazzo nuovamente fino in fondo. Sentii quel prurito al clitoride che mi faceva impazzire e presi a masturbarmi con vigore mentre la zia iniziava a scoparmi come farebbe un uomo. Mi allargai piuttosto in fretta e potei accogliere quel cazzo con grande agio e potei concentrarmi appieno sulle sensazioni che mi regalava quell'esperienza. Sentii le spinte nella fica che mi provocavano una sensazione mai provata. L'orgasmo che si faceva strada aveva delle proporzioni colossali rispetto a quelli che mi provocavano le dita.
Ad un certo punto le spinte della zia si fecero più serrate e decise quando i miei gemiti preannunciavano l'inevitabile avvicinarsi della crisi. E alla fine venni così forte che gridai ancor più di quando perdei la verginità e mi contorsi come un verme sotto le spinte inesorabili della donna che mi scopava così bene da farmi trasalire.
Dovetti attendere una mezz'ora prima di potermi alzare dal letto e comunque non camminavo bene e zoppicavo un po' per l'indolenzimento. Ma ero assai appagata.
Ci tornammo diverse volte su quell'argomento e la seconda volta fu quella notte stessa. E fu così che persi la seconda verginità. Dopo quella orale persi la verginità vaginale e veramente non fui più la stessa da allora.
发布者 Devils_lawyer
1 年 前
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