La penitente
Entrai nel convento di Santa Clarissa subito dopo la guerra. Non c'era molto di cui sfamare una famiglia di cinque figli, così i miei genitori decisero di spedire me e mia sorella in convento ove avremmo trovato pasti caldi e un tetto. Il prezzo era comunque molto alto poiché noi avremmo dovuto compiere il percorso di noviziato sino alla pronuncia dei voti e permanere nell'ordine delle clarisse a vita.
Subito dopo il nostro ingresso in convento, io e mia sorella fummo divise poiché avevamo due anni di differenza e lei fu mandata a Milano mentre io fui trattenuta a Roma. Il noviziato era iniziato come una normale scuola e venivo istruita da una severissima suora precettrice che ci impartiva lezioni di italiano, matematica, latino, greco e arte oltre a storia, geografia e teologia.
Ogni giorno dovevamo pregare numerose ore e assistere alla messa celebrata dal parroco della vicina chiesa parrocchiale che era l'unico uomo ammesso all'interno del convento. Non potevamo ricevere visite dall'esterno ne merci o beni da parenti. Le uniche cose che possedevamo ci erano consegnate dall'economato ed era un corredo e un crocifisso da indossare.
Essendo giovane e un po' ribelle, capitava spesso che mi venisse inflitta una penitenza.
La penitenza era differente a seconda della violazione. La meno grave consisteva in alcune ore di preghiera penitente sotto la sorveglianza della suora addetta, da noi ribattezzata suor sceriffo per i modi assai autoritari e la ruvidezza del carattere. Alla preghiera venivano aggiunte sculacciate o colpi di frustino nei casi più gravi.
Poi vi era la fustigazione minore che consisteva nel legare i polsi della malcapitata con una corda che poi venivano issati con una piccola carrucola sino a stendere le braccia in alto. La novizia era issata in quel modo dopo essere stata denudata e poi veniva colpita con una frusta. Nei casi più gravi tale fustigazione avveniva pubblicamente alla presenza delle altre consorelle.
Io ero solita subire una punizione lieve di preghiera. La prima punizione fu indimenticabile e qui di seguito desidero lasciarne memoria.
Suor Ines (suor "sceriffo") mi fece inginocchiare su un apposito inginocchiatoio collocato in una cappella isolata chiusa a chiave in modo che nessuna potesse disturbare la procedura. Subito mi comandò di recitare a voce alta le preci mentre lei si mise a sedere su una poltroncina a lato dell'inginocchiatoio. Dopo qualche preghiera suor Ines mi sollevò la lunga gonna nera che indossavo e la arrotolò in modo che parte della schiena e il mio sedere rimanessero esposti alla sua vista. Durante la recita suor Ines sibilava imprecazioni contro il peccato e il demonio che albergava in noi novizie mentre con le sue dita affusolate percorreva la mia pelle nuda provocandomi brividi che rompevano la voce. L'esitazione mi costava due colpi alle natiche che la suora sferrava con tutta la sua forza provocando suoni di schiaffi secchi che riecheggiavano nell'ampia volta della cappella. Subito dopo mi calò nervosamente le mutandine sino alle ginocchia ingiungendomi di proseguire le preghiere con più attenzione. Le mani si facevano più audaci e sentivo le dita che mi percorrevano le cosce sino a sfiorarmi la fica. Quando suor Ines toccava la mia fica subito dopo imprecava contro il suo e mio peccato e mi sferrava altri colpi ancora più forti che rimbombavano sul soffitto e mi facevano vacillare.
Le sue dita si insinuavano tra le volute della mia vulva sondandone le umide pieghe sino a scivolare nel recesso innominato penetrandomi sino alle nocche. Un fremito mi percorreva il corpo facendomi tremare come una foglia e le preghiere divenivano gemiti e le parole divenivano suoni insulsi ed incomprensibili. "Prega, puttana del diavolo!" urlava la suora infoiata, mentre con la coda dell'occhio scorgevo la sua sottana alzata sino alla vita, le sue gambe aperte e l'altra mano affondata nella propria fica oscenamente dilatata mentre rivoli di sostanza umorale le scendevano lungo le cosce sino a gocciolare sul tappeto damas**to che ricopriva il pavimento della cappella formando una larga chiazza scura.
Ora l'esplorazione del mio utero diveniva più nervosa e a tratti dolorosa tanta era la forze con cui mi spingeva le dita nel profondo della fica. Con il pollice mi masturbava il clitoride premendolo e strofinandolo in modo continuo. Credo che mi stesse deflorando con tre dita dato che d'un tratto mi sentii piena al punto che credetti mi sarebbe scoppiata la fregna. La bava scendeva copiosa anche a me sino a impregnare il cuscinetto di velluto su cui ero inginocchiata. L'esplorazione di suor Ines mi provocava convulsioni che mi di riflesso mi facevano spingere incontro al cuneo formato dalle sue dita che mi penetravano ancora più a fondo. D'un tratto sentii la sua presenza contro il sedere e subito dopo sentii la sua lingua leccarmi il buco del culo. Quel guizzante viscido muscolo si insinuava nel mio sfintere così profondamente che me ne venni bestemmiando e schizzando una indecorosa quantità di umori contro il braccio della suora.
Alla mia imprecazione ella si sollevò di s**tto dalla poltroncina e si allacciò in vita un'imbracatura di cinghie su cui era fissato un minaccioso cazzo di legno di ebano nero e lucido. Suor Ines mi cinse forte con le mani e mi urlò "ora ti faccio vedere cosa succede alle bestemmiatrici!" Subito appoggiò la sommità arrotondata di quel cazzo ligneo contro lo sfintere e spinse in modo lento e deciso senza lasciarmi scampo. La cappella si fece strada agevolmente nel mio culo ammorbidito e lubrificato dalla lingua della religiosa ed entrò come di s**tto venendo assorbito dal mio retto. Sentirmi inculata in quel modo mi fece cacciare un urlo che la suora soffocò tappandomi la bocca con una mano mentre con l'altra proseguiva nel guidarmi quel perno più in fondo possibile al mio culo.
Quello che percepivo non era esattamente dolore ma era piuttosto una sensazione pruriginosa e di pienezza che paradossalmente piuttosto di farmi desiderare che smettesse mi faceva desiderare che continuasse.
Il cazzo era oramai affondato completamente e restava ben fermo e premuto contro il mio culo bloccato dalla presa della monaca e dalla sommità del confessionale. Rimanemmo ferme per qualche istante perché mi abituassi e adattassi a quella penetrazione. Poi lentamente e con decisione la religiosa iniziò ad incularmi come se fosse un uomo e mi sbatteva nel culo ritmicamente ed inesorabilmente senza la minima pietà. Non ci volle molto a che io avessi il mio primo orgasmo anale. Ebbene dopo circa una quindicina di spinte profonde me ne venni così forte che credetti di svenire. Emettevo suoni disarticolati e gutturali che somigliavano più a rantoli che ad urli. Spingevo contro quel cazzo che mi sodomizzava aprendomi ancora di più. Sentivo quella pertica sbattermi in profondità e ancora venni una seconda volta schizzando ancora come mi stessi pisciando addosso. Ines continuava a sbattermi senza smettere. Il mio culo, sebbene dolorante, mi restituiva sempre quella sensazione di orgasmo imminente e ancora venivo.
Sentii suor Ines che veniva anche lei, altrettanto rumorosamente, insieme a me. Quando scivolò fuori dal mio deretano lasciò un foro ampio e scuro che si serrò solo dopo qualche istante. Mentre suor Ines si scioglieva i legacci in cuoio vidi che lungo la striscia che le passava tra le gambe vi era un cuneo altrettanto grosso che le scivolava fuori dalla fica e uno leggermente più piccolo che le fuoriusciva dall'ano. Rimasi molto colpita da quel marchingegno che permetteva di penetrare e venire penetrate contemporaneamente. Mi chiedevo che sensazione potesse mai derivare dall'avere entrambi gli orifizi penetrati allo stesso tempo.
Subito dopo il nostro ingresso in convento, io e mia sorella fummo divise poiché avevamo due anni di differenza e lei fu mandata a Milano mentre io fui trattenuta a Roma. Il noviziato era iniziato come una normale scuola e venivo istruita da una severissima suora precettrice che ci impartiva lezioni di italiano, matematica, latino, greco e arte oltre a storia, geografia e teologia.
Ogni giorno dovevamo pregare numerose ore e assistere alla messa celebrata dal parroco della vicina chiesa parrocchiale che era l'unico uomo ammesso all'interno del convento. Non potevamo ricevere visite dall'esterno ne merci o beni da parenti. Le uniche cose che possedevamo ci erano consegnate dall'economato ed era un corredo e un crocifisso da indossare.
Essendo giovane e un po' ribelle, capitava spesso che mi venisse inflitta una penitenza.
La penitenza era differente a seconda della violazione. La meno grave consisteva in alcune ore di preghiera penitente sotto la sorveglianza della suora addetta, da noi ribattezzata suor sceriffo per i modi assai autoritari e la ruvidezza del carattere. Alla preghiera venivano aggiunte sculacciate o colpi di frustino nei casi più gravi.
Poi vi era la fustigazione minore che consisteva nel legare i polsi della malcapitata con una corda che poi venivano issati con una piccola carrucola sino a stendere le braccia in alto. La novizia era issata in quel modo dopo essere stata denudata e poi veniva colpita con una frusta. Nei casi più gravi tale fustigazione avveniva pubblicamente alla presenza delle altre consorelle.
Io ero solita subire una punizione lieve di preghiera. La prima punizione fu indimenticabile e qui di seguito desidero lasciarne memoria.
Suor Ines (suor "sceriffo") mi fece inginocchiare su un apposito inginocchiatoio collocato in una cappella isolata chiusa a chiave in modo che nessuna potesse disturbare la procedura. Subito mi comandò di recitare a voce alta le preci mentre lei si mise a sedere su una poltroncina a lato dell'inginocchiatoio. Dopo qualche preghiera suor Ines mi sollevò la lunga gonna nera che indossavo e la arrotolò in modo che parte della schiena e il mio sedere rimanessero esposti alla sua vista. Durante la recita suor Ines sibilava imprecazioni contro il peccato e il demonio che albergava in noi novizie mentre con le sue dita affusolate percorreva la mia pelle nuda provocandomi brividi che rompevano la voce. L'esitazione mi costava due colpi alle natiche che la suora sferrava con tutta la sua forza provocando suoni di schiaffi secchi che riecheggiavano nell'ampia volta della cappella. Subito dopo mi calò nervosamente le mutandine sino alle ginocchia ingiungendomi di proseguire le preghiere con più attenzione. Le mani si facevano più audaci e sentivo le dita che mi percorrevano le cosce sino a sfiorarmi la fica. Quando suor Ines toccava la mia fica subito dopo imprecava contro il suo e mio peccato e mi sferrava altri colpi ancora più forti che rimbombavano sul soffitto e mi facevano vacillare.
Le sue dita si insinuavano tra le volute della mia vulva sondandone le umide pieghe sino a scivolare nel recesso innominato penetrandomi sino alle nocche. Un fremito mi percorreva il corpo facendomi tremare come una foglia e le preghiere divenivano gemiti e le parole divenivano suoni insulsi ed incomprensibili. "Prega, puttana del diavolo!" urlava la suora infoiata, mentre con la coda dell'occhio scorgevo la sua sottana alzata sino alla vita, le sue gambe aperte e l'altra mano affondata nella propria fica oscenamente dilatata mentre rivoli di sostanza umorale le scendevano lungo le cosce sino a gocciolare sul tappeto damas**to che ricopriva il pavimento della cappella formando una larga chiazza scura.
Ora l'esplorazione del mio utero diveniva più nervosa e a tratti dolorosa tanta era la forze con cui mi spingeva le dita nel profondo della fica. Con il pollice mi masturbava il clitoride premendolo e strofinandolo in modo continuo. Credo che mi stesse deflorando con tre dita dato che d'un tratto mi sentii piena al punto che credetti mi sarebbe scoppiata la fregna. La bava scendeva copiosa anche a me sino a impregnare il cuscinetto di velluto su cui ero inginocchiata. L'esplorazione di suor Ines mi provocava convulsioni che mi di riflesso mi facevano spingere incontro al cuneo formato dalle sue dita che mi penetravano ancora più a fondo. D'un tratto sentii la sua presenza contro il sedere e subito dopo sentii la sua lingua leccarmi il buco del culo. Quel guizzante viscido muscolo si insinuava nel mio sfintere così profondamente che me ne venni bestemmiando e schizzando una indecorosa quantità di umori contro il braccio della suora.
Alla mia imprecazione ella si sollevò di s**tto dalla poltroncina e si allacciò in vita un'imbracatura di cinghie su cui era fissato un minaccioso cazzo di legno di ebano nero e lucido. Suor Ines mi cinse forte con le mani e mi urlò "ora ti faccio vedere cosa succede alle bestemmiatrici!" Subito appoggiò la sommità arrotondata di quel cazzo ligneo contro lo sfintere e spinse in modo lento e deciso senza lasciarmi scampo. La cappella si fece strada agevolmente nel mio culo ammorbidito e lubrificato dalla lingua della religiosa ed entrò come di s**tto venendo assorbito dal mio retto. Sentirmi inculata in quel modo mi fece cacciare un urlo che la suora soffocò tappandomi la bocca con una mano mentre con l'altra proseguiva nel guidarmi quel perno più in fondo possibile al mio culo.
Quello che percepivo non era esattamente dolore ma era piuttosto una sensazione pruriginosa e di pienezza che paradossalmente piuttosto di farmi desiderare che smettesse mi faceva desiderare che continuasse.
Il cazzo era oramai affondato completamente e restava ben fermo e premuto contro il mio culo bloccato dalla presa della monaca e dalla sommità del confessionale. Rimanemmo ferme per qualche istante perché mi abituassi e adattassi a quella penetrazione. Poi lentamente e con decisione la religiosa iniziò ad incularmi come se fosse un uomo e mi sbatteva nel culo ritmicamente ed inesorabilmente senza la minima pietà. Non ci volle molto a che io avessi il mio primo orgasmo anale. Ebbene dopo circa una quindicina di spinte profonde me ne venni così forte che credetti di svenire. Emettevo suoni disarticolati e gutturali che somigliavano più a rantoli che ad urli. Spingevo contro quel cazzo che mi sodomizzava aprendomi ancora di più. Sentivo quella pertica sbattermi in profondità e ancora venni una seconda volta schizzando ancora come mi stessi pisciando addosso. Ines continuava a sbattermi senza smettere. Il mio culo, sebbene dolorante, mi restituiva sempre quella sensazione di orgasmo imminente e ancora venivo.
Sentii suor Ines che veniva anche lei, altrettanto rumorosamente, insieme a me. Quando scivolò fuori dal mio deretano lasciò un foro ampio e scuro che si serrò solo dopo qualche istante. Mentre suor Ines si scioglieva i legacci in cuoio vidi che lungo la striscia che le passava tra le gambe vi era un cuneo altrettanto grosso che le scivolava fuori dalla fica e uno leggermente più piccolo che le fuoriusciva dall'ano. Rimasi molto colpita da quel marchingegno che permetteva di penetrare e venire penetrate contemporaneamente. Mi chiedevo che sensazione potesse mai derivare dall'avere entrambi gli orifizi penetrati allo stesso tempo.
2 年 前